Da molti anni ormai un numero crescente di persone inizia a pensare in modo diverso al tempo di lavoro e inizia a considerare il tempo di vita come l’unica risorsa veramente non rinnovabile a disposizione dell’uomo.
Da Tim Ferriss, autore di 4 Ore alla Settimana, in cui vengono illustrate nel dettaglio tutte le tecniche per ridurre sistematicamente l’impegno lavorativo, a Simone Perotti, che ha diffuso in Italia la cultura del downshifting con il long-seller Adesso Basta. Lasciare il Lavoro e Cambiare Vita, si sta consolidando un fronte di “picconatori” che mettono radicalmente in discussione l’equazione che vede il lavoro come funzione del tempo ad esso dedicato.
Prendo in prestito da Alessandro Donadio, docente alla Business School de “Il Sole 24 Ore”, la definizione di tempo liberato: l’autore, in una sua recente pubblicazione (Smarting Up!, Franco Angeli, Milano, 2018), avanza l’ipotesi che le organizzazioni in futuro potranno avere un rapporto diverso con il tempo, anzitutto liberandolo dall’idea preconcetta che questo sia nella disponibilità dell’azienda in quanto acquistato in cambio dello stipendio.
Donadio prosegue sostenendo che vada superata:
[…] l’idea retorica che questo tempo individuale e collettivo sia tecnicamente governabile attraverso la micro-processazione, il controllo da parte del management e i sistemi di incentivo e “correzione”.
Le funzioni di controllo infatti hanno molto spesso generato complessità formali e burocratiche che obbligano sempre più spesso le persone a trovare soluzioni creative, che
[…] operano anche sul tempo, dilatandolo e restringendolo per risolvere pro-blemi, prendere decisioni che riducono impatti da escalation, inventare soluzioni a velocità che i processi formali non consentirebbero mai.
Questa modalità di shortcut decisionale avviene sempre più spesso nelle aziende, al punto di essere a propria volta codificata nella normativa aziendale come processo in exception, che molte volte implica “deviation” dalla compliance e una “risk acceptance” da parte del management, una volta che si è preso atto che non si può fare diversamente per evitare problemi ben maggiori.
Una ulteriore, interessante caratteristica del nuovo concetto di tempo di lavoro di Donadio è che le aziende si dovranno affrancare dalla paura della restituzione della leva del tempo nelle mani della persona,
[…] ritenuta impreparata, nel migliore dei casi, se non addirittura cinica e potenzialmente orientata alla riduzione dell’impegno quando ne abbia la possibilità.
La pandemia iniziata nel 2020 ha provocato un esperimento di “tempo liberato” di dimensioni mondiali. È questo un nuovo inizio? È in atto un processo irreversibile di trasformazione del concetto di tempo di lavoro?