Dopo il “Tipo Edera“, il collega arrampicatore che vuole fare carriera a tutti i costi, ossessionato dal successo e dalla scalata gerarchica, di cui ho parlato in un precedente post che puoi trovare qui, è la volta di una seconda tipologia di colleghi. Quelli che, come vedremo, hanno contratto la Sindrome del Chiringuito.
Nella grande azienda la piramide è molto stretta andando verso l’alto. In molti ci provano, ma in pochi scalano con successo la gerarchia.
I nostri colleghi-edera, se non trovano più alcun appiglio, cioè come abbiamo visto nel post precedente un manager-albero a cui aggrapparsi, continuano a strisciare per un po’ nel sottobosco aziendale, diventando però con il tempo che passa sempre più coriacei, ruvidi e intrattabili.
Si entra dopo un po’ di tempo nella fase del disincanto, dove le persone dovrebbero fare qualche onesta riflessione sulle cause del mancato raggiungimento degli obiettivi di successo e di affermazione che si erano posti.
Ma molte persone, con marcata fragilità psicologica e con rischio di depressione molto alto, hanno necessità di attivare i meccanismi di protezione dell’autostima individuale. L’autostima è il principale regolatore della stabilità umana, direi un vero e proprio termostato psicologico.
Per difendere l’autostima e non crollare molte persone evitano la pericolosa autocritica ed iniziano ad attribuire all’esterno la colpa del proprio mancato successo individuale.
“Questa azienda non ha riconosciuto il mio valore! Non si meritano niente.” “Il mio capo è un co***ne”. “Il collega che è stato promosso è un ruffiano”. “Io non sono nella cordata giusta”… e così via…
In psicologia si parla di “locus di causalità”, e questa specifica modalità è l'”Attribuzione Causale Esterna“. La colpa, in buona sostanza, è sempre di qualcun altro.
Una grande amarezza di fondo accompagna questa presa di coscienza della mancata autorealizzazione.
Con l’amico e naturopata Marco Pardini abbiamo associato questo tipo aziendale alla Bardana, della famiglia delle Compositae, nome botanico “Arctium Lappa“.
Il termine “Arctium” deriva dal greco “Arktos“, che significa orso, animale che infatti possiede “artigli“. Il Tipo Bardana è certamente un po’ orso.
La Bardana, pianta con foglie molto grandi e fioritura violacea, ha però importanti proprietà medicamentose: contiene infatti tra i principi attivi alcune sostanze amare utilissime per drenare scorie e tossine dal fegato.
Proprio quello di cui ha bisogno il collega che, rassegnato al proprio insuccesso di carriera, sprofonda in uno stato di amarezza e avversione verso l’azienda, i colleghi e i capi.
Da cosa si riconosce il Tipo Bardana? Facile. Vuole mollare tutto.
Sono persone in fuga da qualcosa che li opprime. Vogliono scappare, ma non è così chiaro dove vogliono andare. O meglio, negli aperitivi milanesi, le “happy hour” che di felice in realtà hanno ben poco, dichiarano di voler andare ad aprire una baracchina a Santo Domingo, dove venderanno noci di cocco e cuba libre.
Ho chiamato questa ossessione la “Sindrome del Chiringuito“.
In queste (poco) happy hour si raccontano tra di loro le storie di “chi ce l’ha fatta”, il collega o la collega che ha mandato a quel paese il capo, l’azienda, a volte anche il partner e se n’è andato nei mari del sud.
E’ una ricerca di libertà, ma una libertà negativa. Non liberi di andare verso una nuove prospettive, ma ansiosi di liberarsi da qualcosa che opprime, raccontandosi la frottola del chiringuito.
Non si va verso la nuova vita, si vorrebbe scappare dalla vecchia.
Come ho scritto in questo post, in cui descrivo la differenza tra saper stare da soli ed essere soli, il Tipo Bardana è solo.
E’ in fuga dal se stesso che non ha realizzato. E come dicevo in quel post, quando si cerca di scappare da se stessi non ce la si fa. Il te stesso ti richiappa sempre.
E allora al collega in fuga dal se stesso non realizzato, che mi dice che è a un passo dal mollare tutto, io faccio sempre una domanda.
“Perché non ti licenzi, mandi affan***lo tutti e te ne vai?“
“Perché ho famiglia, figli, e mutuo da pagare“, mi risponde. That’s it.
E a quel chiringuito ci andrà si, ma da turista sfigato, in mezzo a tanti altri vacanzieri fantozziani tutti in ferie, ovviamente in agosto, e tutti ansiosi di fuggire, ma senza abbiano mai veramente capito dove stanno andando.
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