Proseguiamo nell’analisi “psico-botanica” delle persone al lavoro.
Nel primo articolo abbiamo descritto il “Tipo Edera“, l’arrampicatore che vuole fare carriera a tutti i costi, aggrappandosi ai manager per proiettarsi in alto e mettersi in luce.
Nel secondo articolo, preso atto che molti vogliono fare carriera ma la piramide gerarchica è stretta e in pochi ce la fanno, abbiamo analizzato il tipo incazzato, insoddisfatto, rancoroso verso l’azienda che non lo ha valorizzato, e che vuole mollare tutto e andare ad aprire un chiringuito. Il “Tipo Bardana“.
Adesso descriviamo un terzo tipo di collega in azienda, anche questo individuato in una conversazione di psico-botanica applicata al business con Marco Pardini (suggerisco, per chi non lo ha ancora fatto, di iscriversi al suo interessantissimo Canale Youtube).
Il Terzo Tipo è una variante del secondo. Anche in questo caso abbiamo una persona che raggiunge un’età di mezzo senza aver avuto il successo a cui aspirava. Ma, a differenza del Tipo Bardana, che vuole mollare tutto e andarsene, questa persona sposta il proprio focus su passioni e interessi personali, che però proietta in un futuro non meglio identificato, quando sarà “finalmente libero dal lavoro”.
Come il tipo Bardana prova insoddisfazione e risentimento, ma non lo manifesta in modo rabbioso. Apparentemente è più rilassato, parla di valori, di amicizia, di famiglia, lo senti dire che “il lavoro non è importante” e che “nella vita contano altre cose“.
Lo senti dire che vuole dedicarsi al pianoforte, o al volontariato, alla pittura, alla coltivazione di piante officinali. Sogna di andare a fare il Cammino di Santiago, o ad attraversare l’America coast to coast con lo zaino in spalla, o a raggiungere Capo Nord in bicicletta.
E’ ovviamente una strategia di difesa dell’autostima, un tentativo di non fare i conti con il proprio insuccesso lavorativo, con il mancato raggiungimento di quelle ambizioni di carriera che sino a pochi anni prima sembravano l’unica possibile realizzazione, l’unico modo di evitare il fallimento esistenziale.
A questi colleghi, immancabilmente, chiedo “Visto che sei insoddisfatto, che il lavoro è una merda, che l’azienda non ti merita, perché non ti dedichi subito a queste tue grandi passioni?
La risposta è il classico “vorrei ma non posso“. Ti rispondono che “ho famiglia e mutuo da pagare e quindi non me lo posso permettere. Ma sto facendo i conti con un mega foglio excel, calcolando le spese, le entrate, aspettando che i figli siano indipendenti, sino al momento giusto per cambiare vita e dedicarmi a ciò che più mi piace”
Un procrastinatore insomma, che continua a parlare di progetti di vita… differita! Un procrastinatore incallito, affetto da rimandite cronica, che continua a raccontarsela e a dirsi che… un giorno verrà.
Quale pianta, in natura, rappresenta questo tipo psicologico al lavoro?
E’ la Clematis Vitalba, delle Ranuncolaceae. E’ rampicante, come l’edera, ma non affonda le radici nell'”albero manager”. Gli gira intorno, si abbarbica attorcigliandosi come i serpenti.
E’ una pianta tossica, ma i suoi germogli possono essere mangiati, se opportunamente bolliti. E’ una pianta evanescente, come chi rimanda sempre i suoi sogni a un futuro non ben identificato.
Ha semi leggeri, volanti che ricordano piccole stelle comete, che volano dipartendosi dalla pianta per ogni dove, ma finendo, la maggior parte di essi, come cibo per gli uccelli.
Il Terzo Tipo è quindi il Tipo Clematis. Come questa pianta che si sviluppa in lontananza, è un tipo che cerca sempre qualcosa di lontano, ma attorcigliandosi durante il percorso, cambiando sempre strada, aggiungendo sempre nuovi interessi e nuove passioni, tutti lontani e tutti rimandati.
Una pianta, la Clematis, che ben rappresenta chi vive una vita differita, incompiuta, evanescente.
La pianta di chi non è presente a sé stesso.